Exhibition: Gabriele Basilico – Ritorni a Beirut. 1991 – 2011
Opening: 12.2.2016, ore 19
Saluto: Philipp Achammer, Assessore provinciale Istruzione e Cultura tedesca, Integrazione
Giovanna Calvenzi sarà presente.
Mostra: 13.2. – 2.4.2016
Finissage & Talk con Giovanna Calvenzi e Giovanna Silva (Humboldt Books): 2.4. ore 11
Portfolio Review con Giovanna Calvenzi e Giovanna Silva: 2.4. ore 13 (Iscrizione: info@foto-forum.it)
FOTOGRAFARE BEIRUT
“Nel 1991 sono arrivato a Beirut per fotografare la parte centrale della città colpita dalla lunga guerra civile iniziata 15 anni prima (1975). Non si trattava di fare un reportage sulle rovine, ma di comporre uno “stato delle cose” affidato a una libera e personale interpretazione.
Fotografo le città da moltissimi anni, conosco bene la ritualità dei gesti legati all’esplorazione del tessuto urbano. Ma una città ferita, oltraggiata, ha bisogno di una sensibilità tutta particolare, pretende un’attenzione speciale, di partecipazione ma anche di rispetto. Prima ci sono la commozione e il dolore per la tragedia, poi la paura e l’esitazione che precedono l’inizio della pratica rituale della fotografia che esige considerazione e responsabilità. Poi qualcosa succede, forse la città ascolta, intuisce le esitazioni, lancia un messaggio e libera in modo pacato dalle angosce, aiuta a sciogliere lo sguardo pietrificato. Subentra un silenzio metafisico, una pausa dopo la quale si può agire, osservare, prendere le misure.
Successivamente sono tornato a Beirut altre tre volte per seguire la ricostruzione di downtown che oggi appare magicamente risorta nel nuovo skyline urbano.
Quando ne ho la possibilità, torno diverse volte nei luoghi che ho fotografato. Per me, è il modo più interessante e utile per avere un rapporto concreto, un maggior coinvolgimento con la realtà. La pratica del ritornare crea una singolare disposizione sentimentale: come l’attesa per un appuntamento desiderato, un risvegliarsi della memoria per luoghi, oggetti, persone, come se si riaccendesse il motore di una macchina ferma da tempo.
Per Beirut è stato anche di più. Erano passati diversi anni e tuttavia ogni volta è stato come se tornassi dopo un tempo immemorabile, un tempo senza tempo che contiene un poco della storia del mondo, la memoria di un mondo calata nella fisicità di un luogo. Il paesaggio urbano attuale sconvolge radicalmente l’iconografia compatta e coerente della vecchia Beirut.
Oggi, anche se il tessuto dell’area centrale rispetta perfettamente la vecchia topografia e gli edifici storici del passato sono quasi tutti fedelmente ricostruiti con alterazioni praticamente invisibili rispetto agli originali, persistono ampie aree vuote tra questa nuova “cittadella” e il mare.
In questa vasta zona sta però sorgendo a ritmo vorticoso una nuova Beirut che inevitabilmente sarà diversa, la cui forza esplosiva è ben impressa nell’ampio tessuto di edifici nuovissimi ispirati a uno stile neo-razionalista, che si irradiano attorno ai due nuovi grandi monumenti urbani: la Mohammad Al-Amin Mosque in Martyrs’ Square e il Central Souk di Rafael Moneo.”
Gabriele Basilico
Milano, 14 marzo 2012